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“Biodiversità sempre più a rischio!” di Enrico Migliaccio

Perché piante e animali stanno scomparendo?

Biodiversità è il complesso di piante e animali.

Oggi i Regni della Natura sono diventati 5:

1-Procarioti (Organismi unicellulari che hanno il materiale nucleare, genetico, diffuso nel citoplasma) Batteri e Alghe azzurre

Eucarioti (Organismi costituiti da cellule che presentano un nucleo ben
differenziato dal citoplasma):

2-Protisti (Organismi unicellulari al confine tra animali e piante) Protozoi e Protofiti

3-Funghi (Organismi saprofiti e parassiti, incapaci di fotosintesi clorofilliana)

4-Piante (Organismi capaci di foto sintetizzare la clorofilla) Produttori

5-Animali (Consumatori di I ordine, erbivori e consumatori di II ordine, i carnivori)

La Biodiversità li comprende tutti.

Come si articola la Biodiversità (dal più grande al più piccolo):

1-Negli ecosistemi (foresta, savana, deserto, palude ecc.)

2-Tra le specie diverse di animali e piante

3-Nell’ambito di una specie (nella sua variabilità genetica) es. del ghepardo

Quante specie esistono:

Batteri 10.000

Protisti 50.000

Funghi 72.000

Piante superiori 270.000

Animali 1.318.000 (Invertebrati 1.266.000 + Cordati 52.500)

Totale generale dei Viventi  2.000.000 di specie

Cordati  distinti in Eucordati (Vertebrati e Cefalocordati) e Urocordati (Ascidie, Salpe e Appendicolarie)

Vertebrati:

Pesci 2.500

Anfibi 4.960

Rettili 8.000

Uccelli 9.800

Mammiferi 4.640

Cefalocordati (Leptocardi, Anfiosso) 12

Urocordati 22.600

Piante superiori :

Gimnosperme 700

 Angiosperme 235.000

Felci 15.300

Briofite (Epatiche e Muschi) 17.000

Gruppi minori 2.000

Piante Totale generale 270.000

Se noi immaginassimo di poter pesare su una bilancia tutti gli individui di un gruppo di animali o di piante, avremmo il valore della Biomassa.

La Biomassa, calcolata in percentuale tra tutti gli esseri viventi risulterebbe:

Batteri  13%

Piante   82%

Animali 2%

Funghi   3%

Umanità (7,6 miliardi di persone) 0,01 %

Oggi viviamo nell’Era Cenozoica, nel periodo dell’Olocene, cominciato 10.000 anni fa e distinguiamo in questo il periodo dell’Antropocene, per indicare le trasformazioni del Pianeta Terra a opera dell’Umanità.

Il valore della Biodiversità non è uguale ovunque, ma ci sono degli Hot Spot, nei quali è più ricca, e merita quindi una maggiore attenzione e tutela. I principali in Europa sono il Bacino del Mediterraneo, in Africa quello del fiume Congo, nelle Americhe la foce dei fiumi Mississipi, Missouri e il bacino del Rio delle Amazzoni.

Per quanto riguarda l’Asia, la catena Himalayana e le isole della Sonda; in Australia la Grande Barriera Corallina e la parte meridionale degli Oceani con l’Antartide. In tutto ammontano a circa 35 siti.

Le cause della perdita di Biodiversità sono elencate in base alla gravità:                                                  

1)Caccia, pesca e commercio illegale

2)Distruzione degli Habitat

3)Inquinamento

4)Introduzione di specie aliene e invasive

5)Cambiamenti climatici

Le foreste, ricche di Biodiversità, sono sacrificate per lo sviluppo dell’agricoltura, degli allevamenti intensivi e per l’alimentazione delle voraci centrali a biomasse.

I più deleteri sono gli allevamenti intensivi, che richiedono un enorme consumo di acqua e inquinamento della stessa. Inoltre producono gas serra, che contribuiscono ai cambiamenti climatici. Fertilizzanti chimici, pesticidi e farmaci veterinari inquinano acqua e suolo.

Nella storia della Terra ci sono state 5 grandi estinzioni di massa, l’ultima 65 milioni di anni fa che ha provocato la scomparsa dei dinosauri. Oggi purtroppo è già in atto la sesta estinzione, questa volta a opera dell’uomo.

Orso polare, balene, pantera delle nevi, elefanti e rinoceronti, alcune specie di pinguini e la barriera corallina, sono in serio pericolo.

I cambiamenti climatici turbano i cicli vitali di piante e di animali. Ci sono state dal 1992 a oggi, molte Conferenze internazionali, che hanno portato solo a buoni propositi, ma con scarsi risultati concreti, per contrastare il declino della Biodiversità.

Secondo i dati della IUCN (International Union Conservation Nature) sono a rischio estinzione:

Mammiferi  1.199 (26%) del totale

Anfibi           1.957 (41 %)  “      “

Uccelli          1373  (13 %)  “      “

Insetti            993  (0,5 %)  “      “

2013 Annus horribilis per lo sbiancamento dei coralli. Questi sono Celenterati che costituiscono colonie con scheletro esterno in comune di migliaia di individui (polipi), che vivono in simbiosi con alghe unicellulari (zooxantelle) le quali, attraverso la fotosintesi , garantiscono il nutrimento ai coralli. Le alte temperature medie uccidono le alghe e i coralli schiariscono, morendo di fame e di malattia. Della Grande Barriera Corallina australiana dei 2300 Km se ne sono già perduti 700.

In Italia le cause di perdita della Biodiversità sono in ordine diverso:

1)Distruzione, frammentazione e degrado degli habitat

2) Attività agricole

3) Incendi devastanti

Caccia e bracconaggio

Su un campione di 2807 specie animali, 596 sono a rischio estinzione.

Tra queste lo stambecco, l’ermellino, il fringuello alpino, la pernice bianca e l’ululone. Per le piante l’abete bianco e la sassifraga a foglie opposte.

Le specie aliene sono: il punteruolo rosso delle palme, il cinipide del castagno, la zanzara tigre e i pappagalli.

Come fermare l’estinzione 

1) Cambiare modo di produrre e modello di vita

2) Diminuire scarti e rifiuti (riciclaggio e smaltimento)

3) Prevenzione incendi forestali e pene severissime per i responsabili

4 Difesa e ampliamento delle aree protette

5) Rispetto della carta dei diritti degli animali

Le specie invasive causano un danno di 12 miliardi l’anno alla UE.

Il Mar Mediterraneo è il mare più imbastardito del mondo, dal 1970 al 2015 sono state trovate 150 specie aliene nuove (attualmente il totale ammonta a 837 specie).

La migrazione di queste specie dal mar Rosso nel Mediterraneo è chiamata lessepsiana dal nome dell’ing.Ferdinand De Lesseps che ha costruito il canale, recentemente raddoppiato, con le conseguenze facilmente intuibili.

Così il pesce scorpione, il pesce palla maculato e il pesce coniglio, velenosi e pericolosi son arrivati nei nostri mari.

Nelle isole le specie aliene provocano danni maggiori, perché queste sono ricche di endemismi e i danni da invasione si verificano in tempi brevissimi.

Perché scompaiono gli insetti?

La diminuzione degli insetti è empiricamente dimostrata, dalla strana pulizia del parabrezza delle auto, dopo un viaggio di alcune ore, confrontata dopo un percorso analogo effettuato appena 20 o 30 anni fa. E’il cosiddetto fenomeno del parabrezza. Negli USA le leggendarie farfalle Monarca che compiono migrazioni in massa di andata e ritorno dal Canada al Messico, dal 1998 al 2018 sono diminuite del 90 % (si tratta di una perdita di 900.000.000 di esemplari!).

I calcoli sulla perdita in biomassa degli insetti in Germania, sono stati effettuati da un piccolo gruppo di dilettanti, in aree protette, verificando la scomparsa di api, farfalle e coleotteri negli ultimi 60 anni. Dagli 8 grammi di biomassa al giorno nel 1989, si è passati ai 2 grammi nel 2016-17. L’allarme è arrivato poi agli accademici, interessati allo studio degli insetti sui cicli vitali, sulla tassonomia, sulla biogeografia, ma non sulla loro consistenza numerica (biomassa) in quanto studi di eccessiva durata.

L’impoverimento si verifica anche nelle aree protette. In queste dovrebbero essere sottoposti a una minore pressione, in assenza di pesticidi o degrado degli habitat. Eppure scompaiono lo stesso. E’ stato dimostrato che l’aumento medio della temperatura, provoca sterilità nei maschi dei coleotteri. Quindi imputati sono forse i cambiamenti climatici.

Cause della scomparsa degli insetti, in ordine di gravità:

1) Cambiamenti climatici

2) Degrado degli habitat

3) Erbicidi e pesticidi

4) Agricoltura intensiva

5) Urbanizzazione

6) Scomparsa di prati, foreste e spazi erbosi

Importanza degli insetti

Rappresentano la Classe più numerosa della Zoologia.

Sono tra gli esseri viventi più antichi.

Sono stati i primi a conquistare l’aria (volo).

Sono gli impollinatori dei ¾ delle colture agrarie (pari a 500 miliardi di $ l’anno di valore) e impollinatori dell’80% delle piante da fiore selvatiche.

Trasformano le proteine vegetali in proteine animali.

Entrano a far parte della base delle catene alimentari di mammiferi, uccelli, rettili e anfibi.

Sono adattati a tutti gli ambienti terrestri e delle acque interne.

Utilità degli insetti fitofagi, necrofagi e coprofagi (Negli USA i coprofagi fanno risparmiare 380 milioni di dollari l’anno).

Fungono da indicatori biologici (dell’acqua e del suolo).

Producono sostanze utili (miele, cera, propoli e pappa reale).

Importanti per gli studi di Biogeografia( alla nascita dei continenti loro c’erano e ne sono i testimoni).

Sono componenti essenziali degli ecosistemi.

Elementi preziosi dell’ equilibrio naturale.

Predatori di altri insetti (Lotta biologica).

Utilizzati in medicina legale.

Cibo del futuro per l’umanità.

Conclusione: tutti gli animali sono utili, gli insetti sono indispensabili.

Due successi italiani nell’ arresto della perdita di biodiversità:

il salvataggio del lupo appenninico e del camoscio d’Abruzzo.

Due casi clamorosi di squilibrio ambientale:

Eliminazione in passato della lontra marina sulla costa americana dell’oceano Pacifico settentrionale, quindi proliferazione dei ricci di mare, sue prede e scomparsa delle alghe. Il sistema è stato riequilibrato, reintroducendo la lontra negli anni ’60 del secolo scorso.

Altro esempio, il serpente bruno degli alberi, arrivato casualmente all’isola di Guam (Arcipelago delle Marianne) isola priva di predatori e conseguente distruzione di molte specie di uccelli e di alcune piante, la cui rigenerazione era assicurata dai semi digeriti dagli uccelli e poi espulsi.

 L’Europa si è mossa più rapidamente degli USA, per affrontare il problema della scomparsa degli insetti, grazie a una tradizione di entomologi dilettanti.

Alcuni provvedimenti dell’UE: il divieto dell’uso di pesticidi neonicotinoidi e soluzioni alternative per gli insetti nei progetti di strade, linee ferroviarie, linee elettriche, ferrovie e altre infrastrutture.

Seguono: il pensiero di Goethe del 1832 e alcune frasi importanti.

“Impollinazione” di Enrico Migliaccio

Il fenomeno dell’ impollinazione, ovvero della fecondazione incrociata dei fiori a opera degli animali, degli insetti in particolare, è uno dei più straordinari casi di interazione, che ha comportato modifiche negli apparati boccali degli insetti e nelle strutture dei fiori. Questi ultimi attirano gli impollinatori con il profumo, con i colori e con le forme, offrendo loro il nettare e approfittando per ricoprirli di polline, elemento maschile, da trasferire sugli ovuli femminili fecondandoli. La forma più primitiva di impollinazione è quella affidata al vento (Anemofila) o all’acqua (Idrofila), quella più evoluta riguarda l’impiego di animali (Zoofila), tra questi uccelli e pipistrelli , ma insetti per la grande maggioranza. Tra questi gli Imenotteri (api e bombi) sono impegnati al 47%, seguono i Ditteri (mosche e sirfidi) al 26 %, Coleotteri (scarabei e cerambici) al 15 % e infine i Lepidotteri (farfalle e falene) al 10 %.

Ma quando è nata questa complessa evoluzione che ha portato a risultati così clamorosi?

Circa 141 milioni di anni fa, nel periodo Giurassico del Mesozoico, quando i Dinosauri dominavano sulle terre emerse, gli impollinatori primitivi, coleotteri e mosche erano già diversificati. Le prime piante appartenevano alle Gimnosperme (con ovuli non avvolti del tutto dall’ovario e semi nudi), Conifere, come i pini e gli abeti; con l’avvento delle prime piante fiorifere le falene sono in grado di mangiare il polline, ha inizio la prima irradiazione delle Angiosperme (ovuli coperti nell’ovario e semi chiusi nel frutto). Nel periodo Cretaceo i fiori, simili a quelli delle magnolie, sono impollinati ancora da insetti primitivi, ma verso la fine di questo periodo che segnava la scomparsa dei Dinosauri, circa 65 milioni di anni fa, in occasione di una seconda diversificazione delle Angiosperme, compaiono i primi fiori più evoluti, farfalle in grado di nutrirsi di nettare e probabile origine delle api.

Nei primi periodi del Cenozoico troviamo fiori a simmetria bilaterale, a forma di scovolo e con corolle tubolari e quindi un’ esplosione di impollinatori specializzati.

Attualmente alcune piante sono strettamente anemofile, come le Conifere e le Graminacee, altre prevalentemente anemofile come la vite e l’olivo, ma la maggior parte preferisce affidarsi agli insetti. Nell’economia della Natura l’impollinazione affidata al vento comporta una notevole produzione di polline, di energia e anche uno spreco eccessivo, quella operata dagli insetti è più selettiva, con minimo impegno energetico e ridotti sprechi.

Ma osserviamo più da vicino gli impollinatori più efficaci, abbiamo citato i Ditteri Sirfidi, quelle curiose mosche colorate di giallo e nero, simili a pericolose vespe, ma del tutto innocue, comunque gli appartenenti all’ordine degli Imenotteri, come gli Apoidei sono indubbiamente quelli maggiormente utili nelle pratiche agricole. Api, Bombi, Andrene, Antofore, Xilocope e tanti altri. Tra questi distinguiamo specie sociali, che vivono in colonie come le api e i bombi, da quelle solitarie.

La raccolta di polline può essere effettuata dalle bottinatrici su piante di diverse famiglie, su piante appartenenti a una sola famiglia o quelle specializzate al massimo, su un solo genere o su una sola specie botanica.

Anche gli Apoidei selvatici possono contribuire all’ottenimento di un raccolto migliore nell’interesse degli agricoltori e allevabili con particolari accorgimenti. Utilizzati per le colture protette (serre) o in campo impollinano efficacemente alberi da frutto, erba medica, trifoglio, cavolo e altre Brassicacee, pomodoro e altre Solanacee, fragole e altre Rosacee. I vantaggi sono assicurati da una migliore qualità e quantità della produzione e dalla riduzione dei costi dei fitoregolatori .

Ma ci chiediamo spesso come gli impollinatori vedono il colore dei fiori: in un modo molto diverso da noi, poiché lo spettro visivo permette loro di distinguere l’ultravioletto, oltre al giallo, al verde, al blu e al viola. Inoltre i petali di molti fiori sono attraversati da linnee, ben visibili ai loro occhi, che indicano la strada da seguire per raggiungere il nettario, sono chiamate le vie del nettare.

Ma quanti dispositivi hanno messo in campo i fiori per attrarre gli insetti con il nettare e trasferire il polline?

Ce ne sono di veramente ingegnosi, che neanche la fantasia pìù spinta avrebbe potuto immaginare. Il meccanismo a leva della salvia, quello violento a scatto della ginestra, quello a tre entrate del giaggiolo, quello a trappola del gigaro, quello a scuotimento del corbezzolo e quello a pompa del fiordaliso. Ma le orchidee superano tutti in originalità: hanno trasformato un labello del loro perigonio (le orchidee non hanno petali ma un perigonio formato da sepali) che imita l’addome di un Imenottero nella forme e nel colore, così da attrarre i maschi dell’Eucera, i quali, ingannati dalla somiglianza con la propria femmina, si precipitano nella foga della copula e l’orchidea ne approfitta per sparargli sulla testa i suoi sacchi pollinici che porteranno nel prossimo fiore visitato. Si tratta quindi di un fiore chiamato feticcio.

L’uso sconsiderato dei pesticidi oggi mette a repentaglio il meraviglioso mondo degli impollinatori, rischiando la scomparsa di tante specie indispensabili per la sopravvivenza dell’uomo e per i delicatissimi equilibri della Natura. Il rischio gravissimo è quello di distruggere in pochi anni, quello che l’Evoluzione ha operato in 141 milioni di anni!

“La vera grande bellezza” di Enrico Migliaccio

Come scriveva Fiodor Dostoevskij  nell’Idiota “La bellezza salverà il mondo” e noi siamo convinti che la vera grande bellezza è quella della Natura che ci circonda e ci affascina.

In questa rapida rassegna di fenomeni naturali rivolgeremo la nostra attenzione allo immensamente grande, fino ad arrivare all’incredibilmente piccolo, dall’Universo osservabile col telescopio, al microcosmo da scrutare con il microscopio.

Alziamo gli occhi al cielo per osservare l’aspetto dei pianeti del sistema solare, la Via Lattea e poi immaginiamo di librarci in volo sui paesaggi più inospitali della Terra: sul deserto del Sahara, sul Grand Canon dell’Arizona e sugli altipiani etiopici costellati di Lobelie giganti.

Per scendere poi nel cuore in tumulto del Pianeta, nelle bocche dei grandi vulcani o nelle grotte più nascoste, adornate con i festoni delle stalattiti.

Uno sguardo ammirato lo rivolgiamo ai giganti delle montagne: al nostro monte Bianco, alle vette dell’Himalaya e all’africano Kilimangiaro, con le sue nevi eterne.

Ed ecco il mare, con le sue profondità, che ospita misteriose creature ancora sconosciute alla scienza e le barriere coralline che, insieme alle foreste tropicali offrono i picchi massimi di Biodiversità al mondo.

Tra i Vertebrati, con i Mammiferi condividiamo la nostra appartenenza  e con l’ordine dei Primati, in particolare  con le scimmie Antropomorfe,  i nostri parenti più prossimi, dai quali ci siamo separati appena da 5 a 7 milioni di anni fa.

Lo splendore delle piume degli uccelli e le loro straordinarie parate nuziali ci riempiono sempre di meraviglia e rappresentano uno degli spettacoli naturali più incredibili.

Una citazione particolare la meritano gli Anfibi, i primi a conquistare le terre emerse, oggi così gravemente minacciati dal degrado dei loro ambienti. Così i Rettili, con i Dinosauri, antichissimi e spettacolari primi abitanti della Terra, che hanno ceduto il passo ai Mammiferi, restando muti ma splendidi testimoni di un glorioso passato.

Gli invertebrati rappresentano i 4/5 delle specie animali, con un preponderante numero di specie nella Classe degli Insetti, i primi conquistatori dell’aria, importanti impollinatori dell’80 % delle piante superiori, più antichi dei Dinosauri, i più indispensabili tra gli animali.

Alla base degli organismi viventi le piante sono le uniche ad avere la capacità, partendo dall’anidride carbonica, dall’acqua, dai sali minerali e dalla luce solare, ad organizzare la materia vivente (autotrofia),  per fornire nutrimento agli animali erbivori e indirettamente ai carnivori, in un continuo trasferimento di materia e di energia (eterotrofia).

Prendiamo ora un microscopio e osserviamo le strutture di alghe e protozoi unicellulari: tutto il nostro mondo,  tutti gli esseri viventi pluricellulari che lo popolano sono derivati da organismi formati da un’unica cellula, in un film della vita nel tempo che dura da centinaia di milioni di anni.

In questo grande affresco degli esseri viventi  sulla Terra, anche un uovo di pidocchio attaccato a un capello, sotto le lenti di un microscopio può apparire come una delle meraviglie della Natura.