“Le Isole di Brissago, paradiso botanico del Lago Maggiore” di Elvira Imbellone
Ho visitato le isole di Brissago nell’ottobre 2022. Riporto le mie impressioni su ciò che ho visto e che mi ha più colpito.
Le Isole di Brissago sono due isole del Lago Maggiore nel territorio svizzero. Siamo a Nord, a 46°01’ di latitudine N, tra le montagne, dove fa freddo, piove molto e tirano venti forti, ma la grande massa d’acqua del Lago Maggiore e le alte montagne delle Alpi fanno la differenza.
Infatti, immerse nelle acque del Verbano, che accumulano calore durante l’estate e lo restituiscono in inverno, protette dalla catena alpina e ricche di sole, le isole godono di un clima particolarmente mite, con pochi giorni di gelo all’anno.
Il lago Maggiore o Verbano, di origine fluviale e glaciale, ha una forma molto articolata, sinuosa e allungata tra Lombardia, Piemonte e Svizzera. Lungo 65 km e con larghezza massima di 12 km ha una superficie di 212 kmq, di cui 45 in territorio svizzero. Ha tre bracci diseguali: 1 a NE che riceve le acque del Ticino, 1 a W che riceve le acque del Toce e 1 a S dove il Ticino è l’unico emissario. La conformazione irregolare della costa crea molti microclimi.
A pochissimi km dal confine italiano, in una situazione climatica felicissima, condivisa solo dalle Isole Borromee più a S, sono le isole di Brissago.
Visitabile è l’Isola Grande, di 2,5 ha, che attualmente ospita il Parco Botanico del Canton Ticino, ricco di piante esotiche di provenienza subtropicale, coltivate in piena terra, senza ricovero invernale. L’altra isola di S. Apollinare o dei conigli è stata lasciata allo stato naturale.
Le collezioni botaniche, oltre duemila specie provenienti da tutti i continenti, disposte nel Parco comprendono piante australiane, sudafricane, sudamericane, asiatiche, della California e del Bacino del Mediterraneo, dei cinque climi mediterranei. Nuclei principali le piante mediterranee e la collezione di Proteaceae.
Alberi enormi e palme maestose si alternano armoniosamente a cespugli rigogliosi e specie erbacee.
Le Isole di Brissago fanno parte delle reti Grandi Giardini Italiani e Gardens of Switzerland (i più bei giardini della Svizzera). Sono inoltre gemellate con l’Isola di Mainau nel Lago di Costanza, nota come l’isola dei fiori.
Tra le ATTIVITÀ SCIENTIFICHE di ricerca e salvaguardia svolte dal Parco sono:
- registrazione di dati metereologici
- programmi di salvaguardia e di reintroduzione in natura di specie in via d’estinzione
- coltivazione di specie estinte in natura come la Franklinia alatamaha
- didattica specialistica in collaborazione con istituti universitari
- ma anche visite guidate per le scolaresche
Vi sono una biblioteca scientifica, sale per convegni e seminari e un piccolo laboratorio.
Oltre alla natura si respira qui la storia, con riferimento alle vite dei due ultimi proprietari delle isole.
La prima e la più importante è la baronessa Antoinette di S. Leger. L’origine del giardino botanico risale al 1885, quando la baronessa russa Antoinette Fleming St. Leger (forse figlia naturale dello zar Alessandro II e di una signora tedesca) comprò le isole e se ne innamorò. I primi anni dopo l’acquisto furono dedicati alla creazione, alla sistemazione e all’arricchimento del parco, migliorando il terreno, colmando le buche, portando nuova terra in barca, costruendo vialetti, per passare, subito dopo, agli acquisti di specie botaniche rare da vivai italiani ed europei. Da profana di giardinaggio, ma entusiasta, la baronessa incominciò a documentarsi, a leggere libri e riviste inglesi in materia, arrivando a chiedere una consulenza addirittura a William Robinson, il famoso teorico del giardino naturale. Nel 1913, dopo circa trent’anni di lavoro impegnativo, volle documentare la sua esperienza in un articolo pubblicato sul Giornale della Royal Horticultural Society, in cui illustrava come era riuscita a far diventare un territorio incolto, con ottimo clima e terreno poco favorevole, uno straordinario giardino.
Poliglotta, colta e appassionata d’arte, disponendo di risorse economiche fu mecenate di artisti, letterati e musicisti, che visitarono l’Isola e vi soggiornarono. Giovanni Segantini, James Joyce, Reiner Maria Rilke, Ruggero Leoncavallo, il pittore Daniele Ranzoni, esponente della Scapigliatura milanese, autore del ritratto della baronessa che ella volle tenere sempre con sè. Fu allieva di Liszt.
Viaggi d’affari e mondanità animarono la vita della baronessa fino al tracollo economico, alla fine degli anni ’20, quando dovette vendere le isole all’industriale chimico ebreo di Amburgo, Max Emden, ricchissimo collezionista d’arte.
Rimane suo il merito del paradiso esotico che ancora oggi vediamo. Aveva piantato molti alberi insoliti, di cui rimangono uno straordinario esemplare di Jubaea chilensis, la palma da vino cilena, e un gruppo di Eucalyptus viminalis, con un esemplare di oltre 30 m.
La baronessa delle isole di Daniela Calastri-Winzenried è una sua biografia romanzata uscita nel 2008.
Max Emden fece abbattere la villa della baronessa e i resti di una chiesa. Costruì un palazzo ampio e lussuoso di 30 locali, un giardino d’inverno (“l’orangerie“), il bagno romano e la darsena, tuttora esistenti. Preservò però il parco che popolò di sculture.
Alla sua morte, avvenuta nel 1940, il figlio Hans Erich, emigrato in Cile, ereditò la proprietà, ma nel 1949 la vendette allo Stato del Canton Ticino, il quale rese accessibile al pubblico le isole ed il parco botanico nel 1950 (la Domenica delle Palme).
Nel 2019 è stato presentato un film su di lui La vita è arte – Il caso di Max Emden, parafrasando una sua espressione «Anche vivere è un’arte».
Ciò che colpisce entrando nel Parco è il bel disegno delle diverse zone che non danno l’impressione di una schematica collezione di piante. Queste, anche a causa dell’abbandono e delle scelte felici successive, hanno avuto uno sviluppo indisturbato formando gruppi, sfondi e prospettive incantevoli.
Piante mediterranee
Particolarmente naturale l’ambientazione: le piante mediterranee sono disposte tra crepacci scoscesi, fino in riva al lago, dove spesso sono inondate. Sembrano essere tutte sane. Ne descrivo alcune:
Ampelodesmos mauritanicus Tagliamani. Forma densi e ampi cespugli sempreverdi nelle garighe e su terreni scoscesi vicino al mare. Veniva usata per legare le viti, da cui il nome.
Ceratonia siliqua – carrubo. Albero dioico a lenta crescita, sempreverde. Foglie composte paripennate coriacee lievemente ondulate. Le carrube sono utilizzate per il bestiame, ma anche per l’industria dolciaria.
Pinus halepensis con Smilax aspera. Il pino ha coni peduncolati, corteccia bruno rossiccia screpolata, aghi a 2 morbidi, di 5-10 cm. Bacino Mediterraneo. La salsapariglia, detta anche stracciabraghe, è un frutice rampicante sempreverde con spine sui fusti e sulla pagina inferiore delle foglie. Produce bacche rosse a Natale.
Pinus brutia. Coni sessili, aghi duri a 2, verde scuro 10-18 cm. Calabria, Puglia, Basilicata e Campania. Mediterraneo orientale.
Arbutus unedo – corbezzolo. Frutice o piccolo albero caratteristico della vegetazione mediterranea sempreverde, tipico delle aree soggette ad incendi. I fiori sono bianche cuffiette disposte in pannocchie pendule, i frutti bacche simili a fragole con la superficie verrucosa.
Arbutus x andrachnoides. Ibrido naturale tra Arbutus unedo e Arbutus andrachne, il corbezzolo greco, più robusto e a crescita più rapida di quest’ultimo. Ha corteccia rossa scrostata.
Erica multiflora. Annoso esemplare di arbusto sempreverde. Produce dense infiorescenze terminali rosa-rosso brillante da agosto a dicembre.
Lo spinosissimo Ulex europaeus, ginestra del Mediterraneo occidentale, la prima a fiorire.
Paliurus spina-christi con i tipici frutti con margine membranoso ondulato.
Phlomis russeliana. Pianta vigorosa con foglie cuoriformi pelose che formano un tappeto denso, persistente anche d’inverno.
Helleborus lividus – elleboro di Corsica. Pianta robusta, foglie persistenti d’inverno con margine intero o con denti distanziati. Fioritura invernale. Terreno acido e ben drenato.
Quercus suber – sughera. Quercia sempreverde con la corteccia spessa, suberosa.
Argyrocitisus battandieri. Arbusto deciduo originario dei monti dell’Atlante del Marocco. Foglie trifogliate argentee. I fiori gialli profumano di ananas. Da piantare isolato o contro un muro ben esposto.
Phlomis monocephala – salvia di Gerusalemme, della Turchia.
Dorycnium graecum – loto greco, del Mediterraneo orientale.
Cneorum tricoccum del Mediterraneo Occidentale. Pianta minacciata. Cespuglio sempreverde, foglie sessili coriacee, fioritura gialla estiva e caratteristici frutti con tre cocche sferiche, prima rosse e poi nere. Mediterraneo occidentale.
Senecio cineraria e Anthyllis barba jovis. Arbusti dal fogliame argenteo. Crescono sulle rocce litoranee. Sono coltivate come piante ornamentali nei giardini costieri.
Periploca graeca. Rampicante che si attorciglia su sé stessa, detta boia degli alberi in Puglia. Della Famiglia delle Apocynaceae. Specie relitta del Terziario. Ne parla Dioscoride. Produce un latice tossico.
Linaria capraria. Pianta rupicola endemica dell’Arcipelago toscano. Ha foglie lineari grassette verde glauco. Fiorisce da maggio a ottobre lungo le coste e sui vecchi muri.
Aristolochia baetica. Rampicante sempreverde velenosa del Nord Africa e penisola iberica. Foglie cordate e fiore viola tubolare a S. Uso medicinale delle radici.
Lavandula dentata var. candicans. Detta lavanda francese. Forma cuscini compatti. Le foglie più argentee della specie hanno margini dentellati. Spighette violette profumate, dalla primavera all’autunno.
Salvia rosmarinus il nostro rosmarino.
Thymus camphoratus. Endemico del sud del Portogallo, cresce vicino al mare formando cuscini compatti di fiori rosa.
Origanum onites. Origano cretico. Ha capacità antimicrobiche. Foglie di colore scuro, ruvide, ovali lanceolate, margine liscio. Meno saporito dell’O. officinale. Cresce anche in Sicilia.
Echium lusitanicum Fam. Boraginaceae. Alta fino a 90 cm. Le foglie basali, ellittiche e acute, formano una rosetta. Spagna e Portogallo.
Usciamo dal Mediterraneo per due Echium delle Isole Canarie:
Echium onosmifolium di Gran Canaria. È una delle 35 specie e sottospecie di Echium delle Canarie.
Echium wildpretii Endemica di Tenerife.
Piante del Sud Africa
Il Regno Floristico del Capo occupa una piccola fascia costiera sud-occidentale del continente Africano. È il più piccolo per estensione, ma il più ricco di specie (oltre 8.000). Costituito da una vegetazione arbustiva sempreverde chiamata fynbos, di aspetto simile alla macchia mediterranea, si riproduce attraverso il fuoco. Le principali famiglie sono Proteaceae, Ericaceae e Restionaceae.
PROTEACEAE
La prima pianta è una Proteacea non sudafricana, la Banksia serrata (Old Man Banksia) dell’Australia. È la specie tipo, una delle quattro raccolte da Banks a Botany Bay nel 1770 e descritta per prima da Linneo. Può raggiungere 17 m di altezza con tronco robusto e contorto. Foglie seghettate verde scuro brillante sopra. Fiore grigio argento. I frutti sono coni pelosi.
Sudafricane sono:
Protea cynaroides King Protea. Ha il fiore più grande (fino a 30 cm di diametro).
Protea repens syn. Protea mellifera. Cespuglio o piccolo albero. Foglie strette ellittiche blu-verdi, verdi o gialline. Brattee dal bianco crema al rosa, al rosso, al prugna. Fiorisce tutto l’anno. I fiori non si aprono del tutto e spesso hanno un rivestimento gommoso e appiccicoso. Dal nettare si faceva uno sciroppo contro la tosse e per i diabetici. È nello stemma del Sud Africa.
Protea grandiceps. Forma bei cespugli arrotondati. Ha ampie foglie verdi-grigie con margine rosso. I fiori cilindrici hanno brattee rosa pesca e una peluria bianca sulla sommità.
Protea punctata. Un grosso cespuglio con corteccia grigia liscia. Le brattee del fiore si aprono piatte, esponendo la massa floreale centrale bianco-rosa come una tazzina con il piattino o un puntaspilli.
ERICACEAE
Il genere Erica è rappresentato in Sud Africa da 600 specie endemiche.
Erica grata. Della zona del Capo. Nella Lista Rossa.
Erica baueri. Molto popolare e diffusa.
RESTIONACEAE
Piante cespitose o rizomatose, erbacee, di altezza da pochi cm a 3 metri, simili come aspetto generale al bambù. Sono monocotiledoni. Hanno steli verdi con funzione fotosintetica e foglie ridotte a guaine. I fiori sono molto piccoli, raccolti in piccole spighe, che vanno a costituire le infiorescenze. I fiori maschili e femminili sono su piante separate; l’impollinazione è anemofila.
Le piante della famiglia delle Restionaceae, comunemente chiamate restios, sono presenti principalmente nell’emisfero australe e si trovano in Sud America, Africa, Australia e Nuova Zelanda. In Africa si contano circa 330 specie, la maggior parte delle quali si trovano nei fynbos della Regione Floristica del Capo.
Thamnochortus insignis. Steli sottili che terminano con piccole infiorescenze marrone dorato.
Cannomois virgata. Infiorescenze maschili con numerose spighette marroni, mentre quelle femminili sono spighette solitarie a forma di fuso.
Elegia capensis. Alta m 2,5, verde scuro, elegante. Ad ogni nodo ciuffi di lunghi rami aghiformi che la rendono simile all’equiseto.
ALTRE FAMIGLIE
Scabiosa africana Dipsacaceae. Attira farfalle e uccelli insettivori.
Dierama pendulum Iridacea. Fiori rosa su steli alti e ricurvi.
Podranea ricasoliana. Rampicante vigoroso con vistosi mazzi di fiori rosa.
Kniphofia sp. Asphodelaceae. Vive vicino ai corsi d’acqua.
Dimorphoteca sinuata. Margherita arancione del Namaqualand. Si apre con il sole.
Aponogeton distachyos. Pianta edule. Fiori bianchi profumati galleggianti.
Piante Insolite
Colquhounia coccinea, menta dell’Himalaya. Lamiaceae. Pianta asiatica con foglie aromatiche tomentose nella pagina inferiore e spighe di fiori rossi con l’interno giallo. Fiorisce a fine estate.
Gordonia axillaris Theaceae. Cespuglio sempreverde dai fiori bianchi con stami centrali gialli. Fiorisce in autunno. Fogliame lucido. Va protetta d’inverno.
Il Fiore Nazionale del Cile, il Copihue Lapageria rosea, arbusto rampicante, endemico del Cile. Ha foglie coriacee verde scuro e fiori penduli, campanulati, cerosi, rosa-cremisi lunghi 8 cm, generalmente solitari o a gruppi di 2-3. Non tollera il calcare. Il nome lapageria fu dato in onore di Marie Josèphe Rose de Tascher de la Pagerie, più comunemente nota come Giuseppina di Beauharnais (1763 – 1814), prima moglie di Napoleone Bonaparte, appassionata di botanica.
Maesa argentea Fam. Primulaceae. Diffusa dall’Himalaya alla Cina (Yunnan) e Myanmar. Arbusto o piccolo albero di ambiente subtropicale. Cresce vicino all’acqua. Fiori tubolari bianchi. Produce bacche beige.
Camelie
Un gruppo di camelie di più specie sono piantate all’ingresso, come a costituire una parete vegetale.
Siepi di Camellia sinensis (la camelia del the) sono ora in fiore, in una zona ombrosa del giardino.
Camellia oleifera. Vecchio esemplare con una ricca fioritura. Dai semi si estrae l’olio usato nella alimentazione, nella cosmetica e negli strumenti di precisione.
Bagno Romano
Luogo della vita mondana di Emden, famoso per le sue eccentriche convinzioni naturiste e le curiose feste. Qui la baronessa aveva il suo orto. Adesso la vasca è vuota. L’ambiente è particolarmente assolato e intorno crescono molte piante utili:
Zanthoxylum simulans. Il pepe del Sichuan, dal tronco coperto di spine. I fiori a mazzetti danno gruppi di frutticini rossi. La parte utilizzata è la buccia essiccata. Rutaceae.
Chrysanthemum nankingense. Crisantemo selvatico, edule, le cui foglie insaporiscono zuppe e frittate della cucina cinese. Usato nella medicina popolare.
Argania spinosa, delle Sapotaceae. Albero longevo, endemico del Marocco, che dà l’olio di argan, usato nell’alimentazione e nella cosmesi.
Agave americana.
Yucca harrimaniae, specie acaule, resistente al freddo e alla siccità.
Casimiroa edulis. Una Rutacea del Messico, con foglie composte da 5 foglioline aromatiche. Seme tossico dall’effetto ipnotico.
Arbutus canariensis dalla bella corteccia color cannella.
Macadamia tetraphylla fam. Proteaceae, endemica dell’Australia orientale. Sempreverde, resistente alla siccità. La noce è ricca di grassi monoinsaturi, di vitamine e minerali.
Bambuseto e Giardino Magico
Nel bambuseto, formato da diverse specie e cultivar, si incontrano gli effetti speciali, con nebbie che rievocano l’antica leggenda di una strega che coltivava erbe in un anfratto dell’isola.
Suo è il giardino magico accanto, con erbe tutte velenose. Tra queste:
Solanum quitoense Lulo. Cespuglio erbaceo spinoso con grandi foglie. Produce il lulo, un frutto ipervitaminico vicino a patata, melanzana e pomodoro. Gravemente tossica per i gatti.
Aconitum lycoctonum vulparia velenosa.
Stachys lanata – Stregona candida. Crea morbidi tappeti. Non è tossica.
Lysimachia vulgaris – Mazza d’oro. Produce pannocchie di fiori gialli. Non è provata la tossicità.
Serra
Pendono lunghi ciuffi di Tillandsia usneoides, epifita tropicale, e i bancali straripano di felci, orchidee, bromeliacee, le nostre piante d’appartamento:
Asplenium nidus avis
Neoregelia spectabilis
Tacca chantrieri dall’inquietante fiore quasi nero a forma di pipistrello con lunghi baffi, dalle foreste tropicali del sud est asiatico. Dioscoreaceae.
Aechmea sp. dalle foglie purpuree. Bromeliaceae.
Felci e Muschi
All’ombra di grandi alberi svettano numerose felci arboree:
Cyathea australis australiana e Dicksonia fibrosa e D. squarrosa della Nuova Zelanda. Il sottobosco è coperto di Liriope e Aspidistra.
Le vaschette delle piante acquatiche trovano posto in una struttura coperta dal legno, che è anche una seduta.
Alla fine, alcune vedute del Giardino con un grande esemplare di Melia azedarak, il Prato delle palme (Phoenix, Butia, Sabal, Brahea), il giardino roccioso con piante insettivore (Sarracenia), una maestosa Broussonetia x kazinoki, la cui corteccia è usata per la produzione della carta, mentre le radici sono impiegate in cosmetica e medicina naturale. Ancora Yucca in fiore, Colletia spinosa anch’essa in fiore, Opuntia englemannii var. linguiformis, Salvia leucantha, Roldana petasitis.
In un’area impaludata sulla punta sud dell’isola, un boschetto di Taxodium distichum o cipressi calvi con i caratteristici pneumatofori appare nella magnifica colorazione autunnale.