Natale all’orto botanico: tavole rotonde su musei, parchi e biodiversità
Il 18 e il 19 dicembre u.s. si sono tenute all’Orto Botanico una serie di conferenze su argomenti riguardanti i Poli museali di Roma e la strategia nazionale per la biodiversità.
In particolare il 18 mattina è stato dedicato ai musei: Galleria d’Arte antica di Palazzo Corsini, Museo Erbario della Sapienza, Orto Botanico, Museo di Antropologia, Museo del Vicino Oriente e Portale del Polo Museale.
Il pomeriggio è stato dedicato al tema “L’Orto Botanico e la città di Roma” con la partecipazione di Paola Lanzara (Sapienza), Enzo Borsellino (Università Roma3), Alberto Campitelli (Resp. Ville e Parchi storici del Comune di Roma) e Massimo De Vico Fallani (Soprintendenza Archeologica di Roma). I lavori sono stati coordinati da Rossella Vodret (Sovrintendente Polo museale Roma), Luigi Campanella (Presidente Polo museale La Sapienza) e Carlo Blasi (Direttore Dip. Biologia Ambientale della Sapienza).
La giornata del 19 dicembre è stata invece dedicata alla biodiversità. La tavola rotonda tenutasi la mattina, dedicata alla strategia da adottare su piano nazionale, è stata ricca di osservazioni e di proposte sostanziali.
Introdotto dal coordinatore dell’incontro, Prof. Carlo Blasi, il primo relatore è stato Giuliano Tallone, presidente della LIPU, che ha ricordato come anche in questo anno dedicato alla Biodiversità, la perdita di specie non si sia fermata. E’ un fenomeno di cui l’Italia deve sentire in particolare la responsabilità, in quanto grandi ditte italiane operano in tutto il mondo e possono perciò avere influenza sulle realtà locali.
Tutti dovrebbero inoltre tenere sempre presente che delle due grandi emergenze dei nostri giorni (clima ed estinzione di specie ) quella che richiede tempi più lunghi di “riparazione” è senz’altro la seconda, che anzi in alcuni casi porta a situazioni irreparabili.
Oltre alla scarsità di fondi, bisogna affrontare la necessità di definire un preciso progetto strategico, o meglio una serie di progetti operativi che sviluppino l’attuale strategia di grandi linee. Un’ampia diffusione della loro conoscenza forse potrà anche facilitare il reperimento di altri fondi.
Il progetto strategico potrebbe partire da alcuni punti principali, e cioè dalla valorizzazione della ricerca e delle competenze, che pure ci sono (in Enti di ricerca, Ministeri ecc.) ma che non riescono a fare “rete”. Può servire un catalizzatore, per esempio una piccola struttura che porti nella gestione il lavoro fatto dalla ricerca. Ovviamente lo sviluppo di quest’ultima è legata anche a scelte politiche.
In rappresentanza delle Capitanerie di Porto è intervenuto poi Alessandro Vittorio che ha sottolineato come parlare di mare in Italia è parlare di una realtà fortemente a rischio, ma di qui la necessità di risposte importanti che coniughino la protezione del mare con esigenze solidaristiche. Così, per esempio, a Lampedusa il controllo dell’area marina protetta è andato di pari passo con gli interventi, anche di emergenza, relativi all’immigrazione clandestina. Queste competenze e questi mezzi vanno messi a disposizione di fini più ampi: se la politica vuole evitare tragedie come quella del Golfo del Messico è necessario prepararsi a conoscere l’incidenza di rischio e curare la prevenzione, che assicura la possibilità di una gestione “normale” delle cose.
Il terzo intervento è stato quello di Gaetano Benedetto, presidente del Parco Nazionale del Circeo, secondo il quale quello che manca è prima di tutto una visione d’insieme dei problemi legati alla protezione della biodiversità, e un soggetto che la elabori. In questa situazione, in assenza di una precisa volontà politica e di strutture applicative, anche maggiori fondi non permetterebbero un’azione veramente efficace. Tutti i grandi parchi, che hanno non solo importanza per la conservazione di biodiversità, ma anche un significato di democrazia essendo aperti a tutti, si trovano in difficoltà. Per ora la battaglia vinta è stata solo il contenimento del danno ambientale. Mancano anche i collegamenti tra le Forze dell’ordine per i reati ambientali.
E’ necessario che associazioni ambientaliste, università e altri enti di ricerca non agiscano in concorrenza tra di loro, ma facciano rete. Ed è compito dello Stato trattare con le Regioni per comporre una visione d’insieme. Da tenere sempre presente il valore che ha, per la bioconservazione, l’agricoltura: le aree da essa abbandonate sono destinate al degrado. Ma è anche necessario limitare le aree agricole che ogni azienda può dedicare ad altri scopi, per esempio al fotovoltaico.
Renato Grimaldi (Direttore generale della Direzione per la protezione della natura e del mare – Ministero dell’Ambiente) ha per prima cosa osservato che sarebbe sempre necessario specificare di quale agricoltura si parla (OGM, agricoltura incentivata, ecc.) ma comunque siamo certo in presenza di un diffuso ritardo culturale che ha impedito l’approvazione di una strategia sulla biodiversità.
La sostenibilità delle politiche è in relazione con gli equilibri possibili in tutti i campi: le difficoltà non devono scoraggiare perché i momenti di crisi sono i più importanti di un percorso.
Nella valutazione del danno ambientale l’organo burocratico è condizionato dalle leggi vigenti. A tale proposito è da ricordare che va sempre considerata la sostenibilità sociale delle politiche ambientali. Sarebbe inoltre auspicabile che i controlli ambientali non fossero solo effettuati a livello giudiziario, ma fossero anche ordinari, amministrativi
E’ stato inoltre ricordato come le Capitanerie di porto abbiano anche una funzione di equilibrio sociale e di promozione delle acquisizioni. Infine è stata sottolineata la necessità che si arrivi a riconoscere diritti (come si è fatto con gli esseri umani) anche agli ecosistemi, alla flora, alla fauna.
E’ auspicabile che venga formata un commissione ristretta che faccia un programma decennale sulla biodiversità, valido per qualsiasi governo. Una cabina di regia, formata per esempio da 4 Ministeri e 4 Regioni, potrebbe essere molto utile anche per la distribuzione delle risorse.
E’ inoltre necessario arrivare ad una visione “etica” della biodiversità: vale perché esiste, a prescindere da qualsiasi calcolo di valore monetario. E forse vivere “meglio” può voler dire riduzione dei consumi.
Sandro Pignatti, nel suo intervento a conclusione dei lavori, ha ricordato come il termine “biodiversità” (diversitas plantarum) sia in realtà già presente in un’opera di Federico Cesi risalente ai primi decenni del ‘600.
La mattinata si è gioiosamente conclusa, nella bella cornice della rinnovata Arancera, con un recital di antiche arie e canti per il Natale, organizzato dalla MuSa (Musica Sapienza).
I brani sono stati interpretati dal tenore Mauro De Santis.
L’incontro del pomeriggio ha avuto invece come tema “Il mare: biodiversità e relazioni ecosistemiche”.
Mirella Vito-Colonna