Archivio di Marzo 2016
“Impressioni di viaggio in Giappone: natura e giardini” di Elvira Imbellone
La Relatrice ha riportato le impressioni di un viaggio fatto nel Paese del Sol Levante in occasione dell’hanami, la fioritura dei ciliegi. L’attenzione è concentrata sulla natura (boschi di Cryptomerie e foreste di bambù) e sui giardini che qui hanno una storia tutta particolare, ricchi di contenuti e simbologie.
Le città visitate sono state Tokyo e Kyoto. Hanami significa letteralmente “guardare i fiori”, un’esperienza vissuta dalla popolazione come una festa, da celebrare da soli, in compagnia, con i familiari, gli amici, i colleghi di lavoro, a tutte le ore del giorno e anche della notte, godendo della luce della luna. L’arrivo della festa, che dura poco più di una settimana ed ha il suo clou in appena due giorni, viene annunciata dal telegiornale, come le previsioni del tempo. I fiori si guardano, si annusano, si disegnano con matite e pennelli, si fotografano. Tutto questo mostra il sentimento della natura del popolo giapponese che deriva dalla religione shintoista (una forma di animismo che vede la presenza della divinità in tutti gli elementi della natura) e dal buddhismo. La natura spettacolare del Paese, che ha paesaggi forti e diversi, è sicuramente all’origine di tale sensibilità.
Il Parco Ueno a Tokyo con più di 1.500 ciliegi è particolarmente frequentato in questi giorni: scolaresche, studenti e anziani la mattina e poi coppie e gruppi di amici verso sera che fanno picnic sotto gli alberi. I giardini del Palazzo Imperiale vantano ciliegi di particolare bellezza, dalle fioriture ricche e leggere. Ma il ciliegio più diffuso è Prunus x yedoensis, che apre contemporaneamente migliaia di fiori rosa-bianchi leggermente profumati. A Kyoto si coglie il massimo della fioritura lungo il Sentiero del Filosofo, che costeggia per oltre 1km un canale, e nel popolare Parco Maruyama. La vecchia capitale ospita i principali templi buddhisti con i più antichi giardini zen, detti karesansui (giardino asciutto di montagna e acqua). Questi sono una rappresentazione astratta del paesaggio simboleggiato da pietre, muschi e sabbia rastrellata, da contemplare da un punto fermo, per favorire la meditazione dei monaci. Tenryu-ji, il Tempio del Drago Celeste del 1329, è il più antico. Seguono il Padiglione dorato, che si specchia in un grande lago navigabile con isolotti e magnifici ciliegi sulle rive, il Padiglione d’argento, con il famoso giardino secco che rappresenta l’oceano e il monte Fuji, il Ryoan-ji, punto di riferimento per tutti i giardini giapponesi, con le 15 pietre poste in modo da non poterle cogliere contemporaneamente con lo sguardo, e il giardino dei muschi Kokedera, con ben 120 varietà di questa forma vegetale. La villa imperiale di Katsura del ‘600, apprezzata per la modernità dei suoi edifici dagli architetti del Bauhaus, è invece il massimo esempio di giardino paesaggistico. Il suo fulcro è il lago dove si poteva andare in barca oppure si poteva costeggiare comodamente lungo i sentieri, ammirando i vari paesaggi che riproducono luoghi famosi del Giappone. Un giardino di piacere colto, dove trascorrere le fresche sere d’estate.
Giardino della villa imperiale di Katsura del XVII sec.
I giardini di Shigemori Mirei (1896-1975) infine ci portano alla modernità. Nel tempio Tofuku-ji egli realizza il famoso giardino a scacchi di pietra e muschio, che ci riporta alle forme dell’arte moderna di Mondrian.
Una carrellata di realizzazioni, da Burle Marx a Porcinai a Libeskind ed altri che hanno sviluppato questo tema, chiude l’esposizione.
“Le mura verdi di Roma raccontano che…” di Andrea Lezzi
Le antiche mura di Roma, fin dai tempi degli antichi romani, sono sempre state oggetto degli insediamenti da parte delle più svariate piante, piccole o grandi, che hanno trovato modo di svilupparsi sopra di esse o fra gli interstizi presenti tra un mattone e l’altro.
I primi esempi li possiamo trovare al Foro Palatino dove in mezzo alle rovine del luogo dove Roma fu fondata è possibile trovare esemplari di Ficus carica o di Clematis vitalba così detta dai fiori bianchi e profumati di vaniglia che la contraddistinguono.
Se ci trasferiamo nella zona dell’Aventino, vicino alla chiesa di S. Sabina è possibile vedere 2 esemplari di Cupressus sempervirens cresciuti sopra un muro mentre nei pressi del complesso dei Cavalieri di Malta troviamo la Bryonia dioica, rampicante delle Cucurbitacee con bacche velenose, rosse a maturazione, che scende da una parete alla ricerca di un supporto su cui avvilupparsi.
Da Ponte Sublicio si scorgono i muraglioni del Tevere, costruiti negli ultimi decenni del Novecento per evitare i danni provocati dalle continue esondazioni del fiume. Ma anche sopra tali strutture crescono svariate piante, un esempio delle quali è il Rubus fruticosus.
Le storiche mura di Roma sono: le Mura Serviane costruite nel IV secolo a.C. dal re Servio Tullio, oramai quasi totalmente scomparse se non in poche emergenze presenti qua e là per Roma, le Mura Aureliane, le più famose ed imponenti, costruite nel III secolo d.C. sotto l’imperatore Aureliano e le Mura Gianicolensi che esamineremo di seguito più in dettaglio.
Le Mura Gianicolensi furono volute da Papa Urbano VIII Barberini per difendersi dalla possibile minaccia dei Farnese dopo che il nipote del Papa Taddeo Barberini aveva invaso i possedimenti farnesiani di Castro e Ronciglione. Furono costruite in pochi anni, dal 1641 al 1644, anno in cui era già salito al soglio pontificio Papa Innocenzo X Pamphili, il cui stemma campeggia sulla attuale Porta Portese, perchè terminata quando Papa Urbano VIII era già morto.
Esse non subirono però in quegli anni alcun attacco perché la vertenza fu conclusa con la pace di Venezia che restituiva i possedimenti ai Farnese. Già vicino Porta Portese possiamo vedere alcune piante tipiche che crescono tra i mattoni quali Cymbalaria muralis, Fumaria capreolata ed addirittura una piccola pianta di pomodoro.
Risalendo le mura verso Villa Sciarra possiamo apprezzare accanto allo stemma di Urbano VIII numerose piante di Capparus spinosa con il suo vistoso fiore bianco con sfumature viola, forse la regina delle piante dei muri di Roma, nonché una giovane pianta di Pinus pinea.
Continuando a costeggiare le mura si arriva a Porta S. Pancrazio, costruita al posto dell’antica Porta Aurelia e poi restaurata dopo gli scontri avvenuti nel 1849 tra i soldati della Repubblica Romana con in testa Giuseppe Garibaldi, assediati con forze preponderanti dalle truppe francesi chiamate da Papa Pio IX Mastai-Ferretti per ristabilire il potere temporale della Chiesa. Nei pressi si nota una stupenda pianta rampicante, la Bignonia tweediana (o Doxantha unguis-cati) così detta per la forma a unghie di gatto dei suoi viticci rampicanti.
Scendendo verso Porta Cavalleggeri, nei pressi dell’antica Porta Settimiana troviamo lungo le mura esemplari di Centranthus ruber appartenente alla famiglia delle Valerianacee, Ailanthus altissima pianta infestante e con uno sgradevolissimo odore, Ruta graveolens, Morus nigra dalle dolci bacche, famose per le gustose granite siciliane.
Ritornando verso Porta S. Pancrazio troviamo la facciata dell’antica casa detta di Michelangelo, qui ricostruita davanti ad un serbatoio dell’ACEA nei cui interstizi è nata una pianta di leccio (Quercus ilex), caratterizzata per essere una sempreverde, a differenza della maggior parte delle altre querce.
A conclusione del giro fatto per Roma terminiamo con un pensiero presente su un muro dell’Aventino nel quale viene ben spiegato, probabilmente da uno straniero, perché viviamo nella città più bella del mondo.
“Una passeggiata tra arte e botanica per giardini ipogei” di Maria Luisa Manni (febbraio 2015)
Racconto di una passeggiata tra il virtuale ed il reale per giardini ipogei: iniziando dall’Auditorium di Mecenate, continuando con il ninfeo della villa di Livia per finire con il giardino ipogeo reale di Favignana.
Un giardino ipogeo sembrerebbe una contraddizione di termini ed un’ impresa impossibile, ma esiste qualche esempio sia virtuale, ovvero un giardino dipinto talmente meraviglioso da sembrare vero, sia reale che la dedizione di appassionati ha fatto diventare possibile.
Giardino dipinto della Villa di Livia
I Giardini dell’Impossibile di Favignana nelle cave
I Giardini dell’Impossibile di Favignana
Collezione di ibiscus nei Giardini dell’Impossibile di Favignana
“Fiori celestiali ovvero la botanica spaziale dal passato verso il futuro” di Maria Luisa Manni (febbraio 2016)
Presentazione sulla storia della botanica spaziale attraverso gli esperimenti di botanica effettuati nello spazio nel corso di 40 anni.
Dall’esperimento degli alberi della luna, alla prima pianta fiorita, alla prima produzione di semi, alla coltivazione di piante commestibili per arrivare alla raccolta del primo bouquet di fiori nello spazio.
Dal passato, il riassunto dei successi e dei fallimenti, verso il futuro: i progetti in corso e cosa potremo vedere prossimamente.
Messaggio della Nasa 14 feb 2016: raccolto il 1° bouquet di zinnia nello spazio sulla ISS
La ISS ovvero la Stazione Spaziale Internazionale
La camera di crescita (serra cosmica) Veggie