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“Impressioni di viaggio in Giappone: natura e giardini” di Elvira Imbellone

Prunus x yedoensisPrunus x yedoensis

La Relatrice ha riportato le impressioni di un viaggio fatto nel Paese del Sol Levante in occasione dell’hanami, la fioritura dei ciliegi. L’attenzione è concentrata sulla natura (boschi di Cryptomerie e foreste di bambù) e sui giardini che qui hanno una storia tutta particolare, ricchi di contenuti e simbologie.

Le città visitate sono state Tokyo e Kyoto. Hanami significa letteralmente “guardare i fiori”, un’esperienza vissuta dalla popolazione come una festa, da celebrare da soli, in compagnia, con i familiari, gli amici, i colleghi di lavoro, a tutte le ore del giorno e anche della notte, godendo della luce della luna. L’arrivo della festa, che dura poco più di una settimana ed ha il suo clou in appena due giorni, viene annunciata dal telegiornale, come le previsioni del tempo. I fiori si guardano, si annusano, si disegnano con matite e pennelli, si fotografano. Tutto questo mostra il sentimento della natura del popolo giapponese che deriva dalla religione shintoista (una forma di animismo che vede la presenza della divinità in tutti gli elementi della natura) e dal buddhismo. La natura spettacolare del Paese, che ha paesaggi forti e diversi, è sicuramente all’origine di tale sensibilità.

Sentiero del filosofoSentiero del filosofo

Il Parco Ueno a Tokyo con più di 1.500 ciliegi è particolarmente frequentato in questi giorni: scolaresche, studenti e anziani la mattina e poi coppie e gruppi di amici verso sera che fanno picnic sotto gli alberi. I giardini del Palazzo Imperiale vantano ciliegi di particolare bellezza, dalle fioriture ricche e leggere. Ma il ciliegio più diffuso è Prunus x yedoensis, che apre contemporaneamente migliaia di fiori rosa-bianchi leggermente profumati. A Kyoto si coglie il massimo della fioritura lungo il Sentiero del Filosofo, che costeggia per oltre 1km un canale, e nel popolare Parco Maruyama. La vecchia capitale ospita i principali templi buddhisti con i più antichi giardini zen, detti karesansui (giardino asciutto di montagna e acqua). Questi sono una rappresentazione astratta del paesaggio simboleggiato da pietre, muschi e sabbia rastrellata, da contemplare da un punto fermo, per favorire la meditazione dei monaci. Tenryu-ji, il Tempio del Drago Celeste del 1329, è il più antico. Seguono il Padiglione dorato, che si specchia in un grande lago navigabile con isolotti e magnifici ciliegi sulle rive, il Padiglione d’argento, con il famoso giardino secco che rappresenta l’oceano e il monte Fuji, il Ryoan-ji, punto di riferimento per tutti i giardini giapponesi, con le 15 pietre poste in modo da non poterle cogliere contemporaneamente con lo sguardo, e il giardino dei muschi Kokedera, con ben 120 varietà di questa forma vegetale. La villa imperiale di Katsura del ‘600, apprezzata per la modernità dei suoi edifici dagli architetti del Bauhaus, è invece il massimo esempio di giardino paesaggistico. Il suo fulcro è il lago dove si poteva andare in barca oppure si poteva costeggiare comodamente lungo i sentieri, ammirando i vari paesaggi che riproducono luoghi famosi del Giappone. Un giardino di piacere colto, dove trascorrere le fresche sere d’estate.

padiglione d'oroIl Padiglione d’oro

Giardino zen Ryoan-jiGiardino zen Ryoan-ji

villa imperiale di KatsuraGiardino della villa imperiale di Katsura del XVII sec.

I giardini di Shigemori Mirei (1896-1975) infine ci portano alla modernità. Nel tempio Tofuku-ji egli realizza il famoso giardino a scacchi di pietra e muschio, che ci riporta alle forme dell’arte moderna di Mondrian.

Una carrellata di realizzazioni, da Burle Marx a Porcinai a Libeskind ed altri che hanno sviluppato questo tema, chiude l’esposizione.